di Antonio G. Balistreri
«Se qualcheduno vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi e diventare progressista come posso io respingerlo?» (A. Depretis, 1882).
Come allora, un appello viene rivolto oggi a tutte la parti politiche dal M5S: TRASFORMATEVI! Loro per primi si sono TRASFORMATI. Certo, non chiedono agli altri parlamentari di entrare nelle loro fila, ma neppure li rimanderebbero indietro. L’unica cosa,
di Antonio G. Balistreri

Luigi-Di-Maio«Se qualcheduno vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi e diventare progressista come posso io respingerlo?» (A. Depretis, 1882).

Come allora, un appello viene rivolto oggi a tutte la parti politiche dal M5S: TRASFORMATEVI! Loro per primi si sono TRASFORMATI. Certo, non chiedono agli altri parlamentari di entrare nelle loro fila, ma neppure li rimanderebbero indietro. L’unica cosa, come essi dicono, è che non baratterebbero questi passaggi di campo con posti di potere. Ma siamo sicuri che dare un riconoscimento a chi appoggia un altro partito sia una cosa deleteria? La logica spartitoria è insita nel pluralismo stesso della democrazia. Chi fa politica non può sottarsi agli imperativi che la politica pone, quelli cioè di massimizzare il potere. La logica del buon samaritano sarebbe invece suicida. Solo con un monopartito autoritario si evita la partitocrazia e con essa la spartizione delle poltrone. Ovvero, solo con lo spoil system in base a cui chi governa prende tutto. Al momento i 5S dichiarano di non voler fare accordi di potere, ma solo accordi di programma (come se le due cose fossero realmente separabili!). E tuttavia, dato che si tratta del loro programma, questo comporta un rafforzamento del loro potere. Avere la forza di attuare un proprio programma con l’ausilio di un altro partito che rinuncia al suo programma per attuare quello dell’avversario, significa tenere il potere solo per sé, senza condividerlo con l’alleato (o con il sostenitore che dir si voglia). I 5S ritengono che il loro programma faccia gli interessi generali del paese, che il programma degli altri faccia solo interessi particolari, e addirittura quello solo della classe politica. Per questo ritengono che non possono cedere nel loro programma, vale a dire perché essi si ritengono del giusto. Per essere un partito post-ideologico niente male. Ignorano che la politica come l’economia segue una propria razionalità e per questo, come diceva Max Weber sono sfere eticamente neutrali. Non si può governare uno Stato con il Discorso della Montagna, perché come diceva Lutero, il detentore del potere impugna la spada e non un fiorellino.

I 5S si illudono di poter sostituire alla logica del potere quella delle competenze.

Essi dicono di essere indifferenti alle cariche pubbliche in sé e per sé, dicono a noi interessano le competenze. Ma tra due competenze una vicina ai 5 stelle e l’altra ad un altro partito è chiaro che i 5S dovranno scegliere il loro aderente a meno di non essere masochisti. Nei vari consigli di amministrazioni anche loro insedieranno i loro adepti. Insomma i 5S non potranno non sposare la logica del potere – una volta che siano giunti al potere. Finora infatti hanno potuto fare solo propaganda, ma arriverà il momento in cui dovranno decidere se disinteressarsi del potere e quindi sparire oppure se entrare nella logica del potere come chiunque altro politico. Certo, non che i 5S si siano dimostrati del tutto dei pivellini. Infatti, non sono stati parchi nel fare promesse demagogiche che hanno contribuito moltissimo al loro successo elettorale. Si sono formati un elettorato che adesso avanza pretese nei loro confronto e che come ai tempi della DC si aspettano dai 5S una politica assistenzialistica: redistribuzione dal nord al sud. I 5S si avviano ad essere un partito anti-industrialista e questo costituisce forse il principale ostacolo ad un governo con Salvini, ammesso che venisse presa in considerazione una tale idea. Questo dimostra come in politica non sempre le identità vengono determinate dalle stesse formazioni politiche, capita anzi che sono gli elettori stessi a dare una identità a coloro che votano – e questo soprattutto in presenza di formazioni allo stato liquido come è il caso dei 5S. Oggi il 5S dovrà essere necessariamente un partito meridionalista.

I 5S erano entrati in parlamento 5 anni fa con il fermo proposito che non avrebbero dato alcun appoggio a nessun partito politico, perché loro si ritenevano una formazione anti-politica, che sarebbe stata al parlamento contro i professionisti della politica, la casta o come altro la si vuole chiamare. I 5S sarebbero rimasti puri e duri. Indimenticabile la scena della diretta streaming col povero Bersani che chiedeva ai 5S quello che oggi loro chiedono a tutti i partiti politici, cioè i voti per formare un governo. E Bersani sarebbe stato ben lieto di dare ai 5S una generosa fetta di potere. Si potrebbe pensare che oggi fanno da posizione di forza quello che ieri avrebbero dovuto fare in posizione subalterna. Il potere che allora avrebbero dovuto condividere oggi lo reclamano tutto per sé. Il potere trasforma e sono loro a invitare gli altri a trasformarsi, cioè a divenire un 5S-compatibile. Loro sono trasversali, sono disposti a prendere i voti di chiunque glieli vuole dare naturalmente al fine di portare avanti il loro programma e via dicendo. È che la vicinanza con il potere ha dato alla testa ai 5S ed oggi sono disposti a fare non solo quello che prima assolutamente non avrebbero fatto, ma addirittura a fare quello che nessuna formazione politica coerente farebbe mai. Dal fatto di essere ideologicamente trasversali i 5S tirano fuori che possono essere trasformisti. Come possono infatti allearsi (loro dicono che non si tratta di alleanze, ma si può giocare con le parole quanto si vuole, alla fine il significato rimane quello) con Berlusconi dopo le accuse che gli hanno mosso durante la campagna elettorale? Il partito 5S, come ora bisogna chiamarlo e non più movimento, oggi è un partito con un capo politico che decide, sentito papa Grillo, quello che bisogna fare. E sono diventati un partito apparentemente istituzionale e costituzionale. Apparentemente perché non è da escludere una ulteriore loro trasformazione in senso autoritario che faccia perno sulle insoddisfazioni delle plebi meridionali. Il fatto che ignorino la logica del potere non vuol dire che non ambizioni autoritarie, mascherate da democrazia digitale. Bisognerà vedere infatti cosa succederebbe quando risultasse che non saranno loro a formare il governo. In primo luogo accuseranno gli altri ancora una volta di non voler rinunciare ai loro privilegi e quindi riprenderanno la loro veste populista. Per ora vediamo che pur di arrivare al potere i 5S sono disposti a tutte le camaleontiche trasformazioni di cui sono capaci. Persino sul vincolo di mandato hanno cambiato idea. Infatti, eventuali transfughi dagli altri partiti non possono che essere i benvenuti. Forse è proprio questo che cercano di fare: disgregare gli altri partiti? In fondo ripeterebbero quello che hanno fatto i governi Renzi, la cui possibilità è dipesa alle scissioni del centro-destra.

Ma perché il partito di maggioranza relativa riesca ad avere i numeri sufficienti per governare è necessario che si verifichi un vero e proprio terremoto politico. Che mirino proprio a questo i 5S per cui la trasformazione non sarebbe altro che una nuova fase di politica anti-sistema? Ci sembra una logica troppo raffinata per attribuirla ai grillini. Ma è certo che se i 5S continueranno ad insistere con questa loro disponibilità che poi significa anche intransigenza nel loro programma, allora potranno avere successo solo a condizione che formazioni politiche si disgreghino. Ma se è possibile che il PD e la sua coalizione si spacchi e diventi disponibile ad una alleanza con i 5S e forse anche con LEU, tuttavia sarà difficile pensare che una stessa attrazione di verifichi con FI e nemmeno con la Lega che difficilmente si lascerà mettere in crisi dopo il successo elettore. La vittoria infatti fa da cemento delle formazioni politiche, per questo il PD è a rischio, perché, avendo perduto, anche le sue forze coesive si sono allentate. In ogni caso non si vede perché, a parte qualche transfuga che non manca mai, parlamentari e formazioni politiche dovrebbero dare il loro appoggio ai 5S.

E tuttavia, i 5S si trovano oggi in una condizione favorevole. È vero che gli scarsi numeri non gli consentono di formare un proprio governo, ma qualsiasi cosa avvenga, non sarà difficile sfruttarla a proprio vantaggio. Infatti, sia che trovi un appoggio di governo sia che non lo trovi, per i 5S andrà bene lo stesso. Se governeranno altri al loro posto, faranno un’opposizione feroce che alla prossima campagna elettore li farà crescere fin oltre il 40 %. E a quel punto il potere non lo molleranno più.

 

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