Andrea Graziosi, Occidente e Modernità. Vedere un mondo nuovo, il Mulino, Bologna, 2023, pp. 216.
di Silvio Minnetti
Andrea Graziosi, docente di Storia contemporanea nell’Università di Napoli, Federico II, ci invita a rivedere le nostre idee, le categorie con le quali interpretiamo il passato dei diversi “Occidenti”, oltre che il presente, al fine di scorgere un mondo nuovo.  “Perché anche le categorie e le interpretazioni, come tutti gli oggetti storici,

Andrea Graziosi, Occidente e Modernità. Vedere un mondo nuovo, il Mulino, Bologna, 2023, pp. 216.

di Silvio Minnetti

Andrea Graziosi, docente di Storia contemporanea nell’Università di Napoli, Federico II, ci invita a rivedere le nostre idee, le categorie con le quali interpretiamo il passato dei diversi “Occidenti”, oltre che il presente, al fine di scorgere un mondo nuovo.  “Perché anche le categorie e le interpretazioni, come tutti gli oggetti storici, deperiscono e alla fine si inabissano, o cambiano talmente di significato da diventare creature nuove, malgrado portino il vecchio nome“.  Il Covid e l’aggressione russa all’ Ucraina ci impongono di riflettere sulle crisi delle società occidentali e sulla necessità di trovare nuove categorie, dopo quelle del Novecento, per interpretare la realtà e le nostre stesse vite. Dobbiamo riflettere sulle cause e sulle conseguenze dei cambiamenti che hanno investito l’Occidente dopo la Seconda guerra mondiale. Dobbiamo infatti capire su che cosa fare leva per salvare un tipo di Occidente e di Modernità che, pur essendo in crisi, è il sistema che ha assicurato il massimo di libertà e di diritti sociali e civili, come dimostra il progetto dell’Europa unita.

Covid e Putin ci hanno rivelato la fragilità delle nostre società e di molte nostre idee su un mondo definito a Mosca addirittura “satanico”.  Vanno riviste le categorie di “progresso” e di “miglioramento continuo”. Stiamo registrando infatti la possibilità di un peggioramento relativo. Il male va riconosciuto come elemento costitutivo della realtà per poterlo combattere meglio, come gli ucraini ci stanno insegnando. La parabola del nostro Occidente, quello nato dopo il 1945, è innegabile. In realtà abbiamo avuto diversi Occidenti e Modernità, ma parliamo di questo definito da Graziosi come Moderno maggiore maturo. Tra i primi a cogliere la crisi è stato Christopher Lasch in Cultura del narcisismo del 1979. Nell’ edizione originale ha come sottotitolo “La vita americana in un’era di aspettative decrescenti”.  Oggi con il Covid e con la guerra in Ucraina siamo alla terza finestra della crisi.

Ci troviamo nella necessità di capire quale mondo nuovo ci attende dopo lo sfaldamento dell’Occidente nato nel 1945. Comprese cause e conseguenze del declino, siamo chiamati a trovare rimedi per i Paesi liberaldemocratici, in un cammino di rigenerazione. La passione per la libertà ha spinto Graziosi (nella foto, in basso) a scrivere questo libro, pur consapevole di non avere tutti gli strumenti per offrire soluzioni. Si tratta comunque di mobilitare per il futuro energie, che esistono nelle nostre società, di individuare le opportunità e di costruire un nuovo discorso liberaldemocratico in un contesto di riforme strutturali e di progresso.

Le cause della crisi del Moderno maggiore sono nel peso della demografia, dei comportamenti umani, con meno nascite e progressivo invecchiamento, dato l’aumento delle speranze di vita. Abbiamo visto l’esaurirsi del mondo contadino e del miraggio del baby boom. Raggiunta la maturità il Moderno maggiore è entrato in una fase di declino. Quali conseguenze? Restringimento, invecchiamento e aspettative decrescenti. È mutata la stratificazione sociale fino al configurarsi di società plurali. A questo punto è entrata in crisi la politica con il declino dei partiti e delle masse, dei sistemi liberaldemocratici sotto i colpi dei risentimenti, delle paure, della disaffezione elettorale, con il dilagare dei diversi populismi guidati da leader in cartelli elettorali personali.

Nella seconda parte del volume viene avviato il tema del che cosa è possibile fare. Occorre superare categorie vecchie che non funzionano e discorsi nuovi che non convincono. I lamenti sono sbagliati ma il declino è vero. Risultano insoddisfacenti gli attuali discorsi progressisti su diritti, pari opportunità, merito e uguaglianza, su discriminazione positiva, diversità, economia, programmazione, ambiente. Sono invece in crescita i discorsi di rifiuto e di chiusura. “È in altre parole fondamentale ricordare che in queste società si è formato un bacino “reazionario e di rifiuto” altrettanto e forse più solido di quello tradizionale della società in via di modernizzazione, ma diverso da esso. …il nuovo è  alimentato da sorgenti di altra natura: l’ invecchiamento,  la solitudine, le aspettative decrescenti, il senso di emarginazione e frustrazione di fronte ad una tecnologia che richiede sempre più competenze e sofisticazione,  la  reazione di chi non ce la può fare, anche solo per motivi legati a disagi psichici o comportamentali, di fronte ai discorsi meritocratici di un progressismo altrettanto semplicista che predica in forme nuove la vecchia storia di come tutto sia facile se solo c’è  la volontà“. (p. 175).

Nel capitolo conclusivo, Graziosi individua possibilità e problemi per uscire dal lungo declino. Innanzitutto immaginare un Moderno maggiore più” debole” ma a misura d’uomo, conservando la libertà di espressione e la possibilità di realizzazione personale sul modello europeo. Riforme strutturali sul lungo, medio e breve periodo, vere e proprie conversioni negli stili di vita, più istruzione e ricerca insieme a progresso tecnico e produttività. Per la grande questione demografica serve “una grande politica della vita” (Chaunu). Deve tornare il desiderio umano di avere almeno due figli. È necessaria inoltre una intelligente politica di regolazione dei flussi migratori, accompagnati da integrazione sociale e culturale. L’ ingresso dei giovani nell’età adulta va accelerato fluidificando il mercato del lavoro. Il mondo che verrà vedrà la nascita di gruppi nuovi, il superamento di quelli esistenti. L’apertura, che dura nel lungo periodo da 500 anni, porterà ancora sviluppo e miglioramento della specie umana. Non mancano pericoli e problemi. Occorre arrivare presto ad un nuovo equilibrio multilaterale riconoscendo, accanto agli Usa, il ruolo di protagonisti a Cina, Europa, India, Africa, Russia senza tentazioni imperiali. In particolare è urgente salvare il grande progetto storico di una Europa unita nella diversità.  Questo può avvenire accelerando il processo di integrazione politica anche nel campo della difesa e della politica estera.

In conclusione, un libro interessante per cercare di capire il mondo nuovo che sta arrivando. Preso atto della parabola dei nostri Occidenti dopo il 1945, Urss, Usa, Europa, abbiamo la necessità di comprendere cause e soluzioni per il futuro.” Il tentativo di vedere e far vedere quindi è la ragione prima di questo libro ed è per questo che l’ho scritto, sperando di riuscire con esso a sottoporre a tutti quelli che condividono la passione per la libertà un’agenda almeno nel suo impianto corretta dei problemi che vanno affrontati e, nei limiti del possibile, di come si potrebbe farlo“. (p. 27).

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