di Luca Marfé
Bye bye Amazon. O meglio, bye bye New York.
Il colosso delle vendite online rinuncia a costruire il suo secondo quartier generale nella Grande Mela e in tutti gli Stati Uniti infuria un dibattito che sarebbe valso, da un lato, tre miliardi di sgravi fiscali e, dall’altro, 40mila nuovi posti di lavoro.
Jeff Bezos e i suoi, infatti, erano riusciti a strappare alla politica la promessa di essere accolti a braccia aperte,
di Luca Marfé

Bye bye Amazon. O meglio, bye bye New York.

Il colosso delle vendite online rinuncia a costruire il suo secondo quartier generale nella Grande Mela e in tutti gli Stati Uniti infuria un dibattito che sarebbe valso, da un lato, tre miliardi di sgravi fiscali e, dall’altro, 40mila nuovi posti di lavoro.

Jeff Bezos e i suoi, infatti, erano riusciti a strappare alla politica la promessa di essere accolti a braccia aperte, con tanto di tappeto rosso a scapito del contribuente medio. In cambio, avrebbero fondato nel Queens un’autentica cittadina del commercio, erede della sede storica di Seattle. Questo almeno fino all’avvento di una sinistra nuova, figlia delle ultime elezioni di metà mandato e capitanata dalla giovane e agguerrita Alexandria Ocasio-Cortez.

In estrema sintesi, niente sconti per le multinazionali affamate di profitti. Nel caso specifico di Amazon, peraltro, già nel mirino per le sue relazioni non esattamente idilliache con i propri lavoratori. Gli stessi che, in più di un’occasione, sono stati accostati a dei robot per orari asfissianti e diritti inesistenti.

Alla nota dell’azienda fa eco la risposta del sindaco Bill De Blasio che, in un “cinguettio” ostile, rovescia la responsabilità della rottura sull’altra parte del tavolo:

«Devi essere un duro per farcela a New York City. Abbiamo offerto ad Amazon l’opportunità di essere un buon vicino di casa e di fare affari nella più grande città del mondo. Invece di lavorare con la comunità, Amazon ha preso questa opportunità e l’ha buttata via».

Tutto giusto. Solo e soltanto in chiave di valori e di princìpi, però.

Perché Amazon, al di là di una leggera frenata in borsa, non ci perde un granché.

È già scattata, infatti, la gara tra gli altri Stati confederati per accaparrarsi il progetto firmato Bezos. Il meccanismo della concorrenza fiscale, che la legge a stelle e strisce di fatto consente, funzionerà come un gioco al ribasso volto ad invogliare l’afflusso di capitali. E di posti di lavoro. E, infine, di un indotto addirittura difficile da quantificare.

Beni preziosi, persino per una città in salute come New York. Che, per volontà dei suoi rappresentanti, mette da parte un sano realismo da terzo millennio per degli ideali che rischiano di convertirsi in un clamoroso autogol.

Insomma: ceffone della sinistra a Bezos o ceffone di Bezos alla sinistra?

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked (required)