di Silvio Minnetti
 
Gianfranco Pasquino, Libertà inutile. Profilo ideologico dell’Italia repubblicana, UTET, Milano, 2021, pp. 224
Pasquino ritiene necessario “offrire una visione complessiva dell’Italia repubblicana dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi“, in un Paese nel quale il dibattito pubblico si è molto impoverito. Si tratta di ripercorrere la storia delle idee, di ideologie, ideali in una democrazia con “promesse non mantenute” (N.
di Silvio Minnetti

 

Gianfranco Pasquino, Libertà inutile. Profilo ideologico dell’Italia repubblicana, UTET, Milano, 2021, pp. 224

Pasquino ritiene necessario “offrire una visione complessiva dell’Italia repubblicana dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi“, in un Paese nel quale il dibattito pubblico si è molto impoverito. Si tratta di ripercorrere la storia delle idee, di ideologie, ideali in una democrazia con “promesse non mantenute” (N. Bobbio, Il futuro della democrazia, 1984). Tutto ciò in un Paese nel quale sembra difficile realizzare il “destino democratico” a causa di continue aggressioni a questo sistema politico. I problemi riemergono in varie fasi della storia della Repubblica come in “passati che non passano“. I nodi storici, ideologici e politici non sono stati sciolti una volta per tutte. Pasquino cerca di far comprendere come si costruisce una democrazia e come la si mantiene e la si trasforma sulla base di diverse idee e delle sfide. Emerge in Italia un’antipolitica che affonda le sue radici in una cultura (im)politica, come ad esempio in un intellettuale come Giuseppe Prezzolini.

La Repubblica uscita dall’ Assemblea Costituente, dopo la dittatura e le due guerre mondiali, ha suscitato speranze in un Paese migliore, in quasi tutti. La Repubblica realizzata in questi decenni ha deluso queste aspettative? Norberto Bobbio ha dato una risposta fino al 1968 nel suo Profilo ideologico del Novecento italiano. Gianfranco Pasquino (nella foto, in basso) prova a completare la riflessione arrivando fino agli ultimi accidentati anni della storia della Repubblica.  Egli scandaglia smottamenti culturali, conflitti, umori e soggetti politici delle tre grandi tradizioni del Novecento: l’area cattolica divisa in vari filoni dopo il crollo della DC negli anni Novanta; la tradizione comunista articolata in riformismo parlamentare e sinistra radicale attuale; il liberalismo, importante nella Resistenza ma meno influente dopo la guerra. Arriviamo così alla personalizzazione della politica con il berlusconismo, alle spinte recenti dei diversi populismi con sfondo di antipolitica. Viene fuori un quadro di Paese instabile, con grandi passioni ideologiche e scarsa concretezza riformista, tanto da ricorrere nelle crisi di sistema a tre grandi tecnici in trent’anni: Ciampi, Monti, Draghi. I partiti si sono enormemente impoveriti a favore, in molti casi, di comitati elettorali del leader di turno. Una preoccupante biografia della nazione.

Pasquino è assalito da un dubbio riflettendo sul pensiero di Gramsci, Pareto, Calamandrei e Sartori: la democrazia italiana ha deluso le aspettative della Costituzione del 1948? Abbiamo conquistato con la Liberazione una Libertà inutile? Lo stesso Bobbio, nella ristampa del Profilo ideologico del Novecento attenuava il suo pessimismo ma è lecito porsi la domanda ancora oggi, vista la gravità della crisi del sistema politico. Pasquino riflette sullo stato di salute della nostra democrazia alla luce delle culture politiche che l’hanno edificata. È una analisi complessa sul piano politologico, storico e della filosofia politica.  L’A. si chiede come costruire una democrazia, e mantenerla. Verso quale democrazia dei partiti? Egli sostiene che vi è stato un vuoto di progettazione democratica.  Tra Costituzione, ideologie e politiche, occorre riformare la democrazia parlamentare modificando la Carta del 1948. Dopo la terza fase di Moro, berlusconismo e antiberlusconismo, dopo la scomparsa delle culture politiche del Novecento, dopo antipolitica, populismo e antiparlamentarismo e sovranismo, è necessario ricostruire la Repubblica nel quadro politico istituzionale dell’Europa.

Pasquino affronta temi fondamentali. La Costituzione del 1948, innanzitutto: rimane la più longeva d’Europa ed ha retto bene alle tensioni del tempo grazie al suo impianto, alla sua flessibilità ed al compromesso politico sottostante. Fascismo-antifascismo: una frattura profonda che ha segnato la nostra storia con la Resistenza, la guerra civile, gli estremismi non ancora risolti. Destra- sinistra: dalla conventio ad excludendum all’alternanza, dagli anni Novanta ma non ancora stabilizzata. Culture politiche: sono scomparse quella democratico-cristiana, la socialista, la marxista, quella liberale. Sono venuti meno dopo il 1989 anche i partiti politici che le incarnavano fino ad arrivare alle pulsioni populiste e sovraniste degli ultimi anni. Queste rappresentano una minaccia seria alla democrazia rappresentativa con il modello di una democrazia diretta digitale e di un rapporto diretto tra leader ed elettori, oltre ogni intermediazione dei corpi intermedi. Grave è poi la minaccia al processo di integrazione europea con il ritorno a nazionalismi nefasti nella nostra storia.

In conclusione, un libro da leggere perché Pasquino mette al centro del suo Profilo, che completa quello di Bobbio, il tema della qualità della nostra democrazia e delle culture politiche in grado di sostenerla in questi tempi di smarrimento. Problema attualissimo: come mantenere, difendere e aggiornare la nostra democrazia repubblicana, viste le sfide che l’Europa unita ci presenta? Come rimuovere le cause che mettono a rischio la sopravvivenza della democrazia, a partire dalla crisi dei partiti?  Viviamo nella “Repubblica dei partiti” senza partiti veri cioè capaci di essere il principale tramite tra base popolare e impianto istituzionale dei poteri pubblici. È pertanto urgente invertire la tendenza al declino dei partiti che non possono mancare per il buon funzionamento della democrazia. Questo è un modo concreto per porre un argine dell’antipolitica e alle spinte eversive o tecnocratiche. Le forze presenti nella vivace società italiana devono porsi questo obiettivo potendo sperare nel successo disponendo di una buona Costituzione. Abbiamo infatti una Carta forte e resiliente visti i poteri affidati agli organi di garanzia, in primis al Presidente della Repubblica, nonostante le continue mutazioni di maggioranze parlamentari.

Mancano invece una valida cultura democratica ed una diffusa etica pubblica che sostengano con la vita quotidiana la Costituzione. Dobbiamo ricostruire efficienti mediatori sociali e civici per la nascita di una nuova classe politica, autenticamente democratica, competente e in sintonia con i cittadini, capace di risolvere i gravi problemi sociali. Da soli non riusciamo ma con il sostegno dei partiti europei e dell’Europa federata possiamo farcela. Un libro di grande attualità, per tutti coloro che hanno a cuore la seconda ricostruzione della Repubblica.

Silvio Minnetti, Coordinatore Alfa -Terzo Settore, Collaboratore Citesec Unimc

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked (required)